sabato 9 maggio 2009

Irwin Shaw: Povero Ricco

Curiosando fra gli scaffali noto la mancanza di un autore o di un titolo, mi capita spesso. Sembra assurdo ma se vado in libreria è più facile che pensi a quello che manca rispetto a quello che ho davanti e che mi viene proposto in pile di un'altezza impressionante, come a volermi distrarre da quello che non c'è. Come diceva Miles Davis, nella musica quello che non viene suonato è più importante di quello che viene suonato. Lui alludeva alle pause, che nel loro silenzio davano slancio e visibilità ad una nota che si trovava nel mezzo facendola assaporare proprio perché non sopraffatta da altri suoni. La stessa cosa accade a me in libreria, entro e cerco quello che non c'è. Per ciò che viene pubblicato di recente, le novità, basta leggere qualche quotidiano, delle riviste, girare su qualche sito informato e si ha subito un panorama completo: ma quello che non c'è? Ormai è quasi un hobby. Non mi riferisco alle piccole librerie che magari per mancanza di spazio non possono tenere un grande assortimento, mi riferisco a quelle grandi che si pensa possano avere di tutto. Beh, piccole o grandi che siano, provate a cercare qualcosa si Irwin Shaw. A meno che non si tratti di reminders o usati, non lo troverete. Non viene più pubblicato. E non si parla di uno sconosciuto che vende 100 copie e poi sparisce, da lui fu tratta la miniserie telesiva omonima, uno che nella vita ha venduto qualcosa come 14 milioni di libri e Povero Ricco non si tratta affatto di letteratura si serie B, eppure non si trovano su di lui in italiano né pagine web, né biografie, né libri in commercio. Mi logoro se penso a tutte le bischerate che vengono pubblicate per cavalcare i miti del momento stampando migliaia di copie di materiale decisamente scadente e lasciare da parte chi ha dato dei contributi culturali reali. Guardo delle pile di libri editi in modo palese solo per far avere popolarità ad un personaggio e far arricchire l'editore e mi chiedo perché altri autori meritevoli vengono dimenticati. Non che ci sia nulla di male nel pubblicare solo per soldi, chiaro, ma che questo lasci delle lacune così grandi mi pare sconcertante.

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